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27 gennaio 2014. Madre Placida Maria dell’Unita compie 100 anni

83 anni in monastero di cui 50 a Dorgali

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Di Madre Placida abbiamo parlato con Madre Maria Chiara che ci riferisce come l’amore profondo che ha provato verso Dio nell’entrare in Monastero, dopo 83 anni non è venuto meno, affermando sempre con decisione, entusiasmo e gioia: “Se rinascessi farei la stessa scelta perché l’amore di Dio non mi ha mai delusa ma mi ha reso pienamente felice”.

 

Noi vogliamo augurarle che con il suo carattere allegro e gioviale rimanga ancora con noi per tanti anni ancora.


Ci può dare alcuni dati anagrafici di Madre Placida?
Madre Placida Maria dell’Unità, al secolo Gina Silvestri è nata a Roma il 27 gennaio 1914 da Romolo e Wanda Scalambretti. All’età di 3 anni rimase orfana del padre caduto nella Prima Guerra mondiale e, ancora quattordicenne perse pure la madre stroncata prematuramente da fulminea malattia.
Gina frequentò la scuola primaria presso il Collegio Salesiane e poi il Liceo Artistico nel Collegio “Sacro Cuore” a Trinità dei Monti distinguendosi sempre per brillante profitto negli studi.
Appassionata ad ogni tipo di sport, prediligeva le gincane in bici scorrazzando con le amiche attorno al colonnato di San Pietro. Desiderava seguire la carriera cinematografica ma la voce di Dio prevalse su ogni altra scelta chiamandola a seguire Gesù nella vita monastica. Docilmente obbedì a tale chiamata confermata dalle parole del padre spirituale: “Non sarai una stella del mondo, ma di Dio!”.
Nel 1931 lasciò tutto ed entrò diciassettenne nel millenario Monastero Benedettino ad Amelia in Umbria con la benedizione del P. Abate Card. Schuster ora Beato.

 

Quali sono stati i momenti più significativi della sua risposta a Dio?
Certamente la Professione Monastica con la quale ricevette il nuovo nome di Placida Maria: un nome che conteneva un programma di sublimazione del suo temperamento vivace, dinamico, empatico. L’azione trasformante dello Spirito Santo trovò in lei gioiosa collaborazione offrendo la vita per la salvezza del mondo.
Altro momento importante per una nuova dimensione di offerta fu quando trovò casualmente nel giardino del Monastero una stampa con l’immagine di Suor M. Gabriella Sagheddu da poco deceduta a Grottaferrata offrendo la vita per l’Unità dei Cristiani. Madre Placida restò affascinata da tale esperienza! Alcuni anni dopo, il Signore manifestò un suo nuovo progetto conducendo al Monastero di Amelia la Madre Maria Giovanna Dore, prima biografa di Suor Maria Gabriella e fondatrice della famiglia monastica benedettina “Mater Unitatis” in Olzai. Per varie vicende storiche questa nuova Comunità venne accolta in fraterna fusione nella Abbazia di Amelia dove Madre Dore trovò come Priora Madre Placida Maria entrambe affascinate dalla figura della futura Beata e desiderose di offrire la supplica perenne per l’Unità della Chiesa.
La volontà di Dio condusse, in seguito, Madre Dore a rientrare in Sardegna e con lei arrivò anche Madre Placida.
Nel 1964 Dio portò a compimento l’antico sogno di Don Basilio Meloni che, sin dal 1940, avrebbe desiderato che la fondazione di Madre Dore si realizzasse a Dorgali, ma per vari impedimenti ciò non avvenne.
Dunque il 23 aprile, anniversario della morte di Suor Maria Gabriella, Madre Placida insieme ad un’altra grande, carismatica figura, Suor Maria Scolastica Fancello giunsero a Dorgali inviate da Madre Dore per dare inizio alla nuova fondazione.
Madre Placida ha vissuto questi 50 anni a Dorgali nascosta con Cristo in Dio, assorta nel silenzio, nell’ascolto, nella preghiera incessante, nel lavoro assiduo (quanti capolavori di ricamo in oro e seta per la liturgia, lavori artistici e quant’altro hanno realizzato le sue mani di fata!). Una vita vissuta con le sorelle monache nella pace della comunione fraterna, dell’offerta di sé per l’unità della Chiesa, per la pace, per la salvezza dell’umanità.
Dopo 83 anni vissuti in Monastero afferma sempre con decisione, con entusiasmo e con gioia: “Se rinascessi farei la stessa scelta perché l’amore di Dio non mi ha mai delusa ma mi ha reso pienamente felice”.
Madre Placida è capace di stupore e in ogni cosa rende gloria a Dio, sia attraverso un fiore o animale – perché lei è pazza per la natura –, sa leggere la presenza di Dio in ogni creatura. La vita contemplativa è fatta anche di queste cose, essere sensibile a scoprire la presenza di Dio in tutto il creato, e di questo lei è capace. Siamo nella pace perché sappiamo vedere Dio in ogni realtà cercando di essere cercatrici di Dio trovandolo nell’Eucarestia, nella Parola di Dio nel fratello soprattutto nel povero, nell’infermo, in tutte le creature che lui ha creato, e poi direttamente nella tua vita e nel tuo cuore.

Dunque si è trovata bene a Dorgali.
Certo lei è felice e molto estroversa fa amicizia con tutti. Adesso il suo problema e che non può spostarsi come vuole perché inferma ma la mente è lucidissima, infatti quando le ho chiesto se si stava preparando il discorso per il giorno in cui compiva cento anni mi ha risposto: “Perché me lo devo preparare, quello che mi passa per la testa dico, potrò dire: se voi siete qui – alla gente – e perché amate Dio e amate noi, allora sapete che io la vita l’ho data per il mondo intero ma prima di tutto per voi dorgalesi”.


Come scandisce la sua giornata Madre Placida?
La giornata di Madre Placida incomincia con la Santa Messa, durante il giorno segue la regolare vita monastica. Il suo dolore è che non può più fare i lavori di ricamo come prima, per via dell’atrite alle mani, però è ancora determinata ed ha una mente sempre in evoluzione, sempre piena di progetti.

 

Cosa direbbe ad una giovane che vorrebbe intraprendere la vita religiosa e in specifico quella di clausura?
Lei sta sempre pregando per le vocazioni, ciò la rende veramente felice, perché lei è la testimone numero uno dalla felicità vera, perché Cristo non delude nessuno. Ai giovani direbbe che la chiamata viene da Dio. Gesù ha detto: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, vi ho costituito perché andiate e portiate il frutto”. L’iniziativa è sempre di Dio ed a noi spetta aderire quando sentiamo nel cuore la chiamata. Madre Placida ama molto i giovani li scuote, ama discutere con loro perché lei è aperta e quindi ha uno spirito giovane. Questa capacità di amare Cristo ti porta ad amare ogni realtà soprattutto quella che sta fiorendo, cercando di interagire con loro, a capirli, ad entrare nel cuore dei giovani, perché guai a pretendere che la pensino come noi, semmai, se sono saggi, i giovani devono fare tesoro dell’esperienza degli anziani.

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