Cos'è SoldiPubblici.gov.it? Si tratta di un sito accessibile da ognuno di noi, senza alcuna autenticazione e da qualunque dispositivo, costruito dal governo insieme all’Agid, alla Banca d’Italia e con il sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (Siope) che rappresenta un passo in avanti concreto verso l’accesso ai dati e soprattutto la trasparenza sulle spese del denaro pubblico. Il sito consente di scoprire in modo molto intuitivo chi e quanto spende e per cosa tra le amministrazioni pubbliche. Il sito consente adesso di accedere ai dati dei pagamenti di tutte le amministrazioni pubbliche, incluse le amministrazioni centrali con cadenza mensile e aggiornamento al mese precedente. I dati sono tratti dal sistema SIOPE, frutto di una collaborazione tra Banca d’Italia e Ragioneria Generale dello Stato, che aggrega i pagamenti giornalieri delle diverse PA. SoldiPubblici.gov.it riporta i dati dei pagamenti riferiti alla data nella quale sono stati realmente effettuati. Sono direttamente i flussi di cassa e possono riguardare accreditamenti di risorse ad altre Amministrazioni pubbliche, spese programmate o servizi fruiti anche molto tempo prima dell’effettivo pagamento. Si tratta dei dati della piattaforma SIOPE, sulla quale ogni Tesoriere dell’Ente, cioè chi cura materialmente le operazioni, riporta ogni giorno i pagamenti effettuati.
Basta cliccare un nome (di un Comune, Regione ecc), cercare una voce (esempio, rappresentanza, cancelleria, affitti, promozione ...), e si trovano tutte le spese, ma il motore restituisce anche su richieste più generiche, solo sugli importi, i nomi oppure le codifiche Siope. Spesso le codifiche proposte possono essere più di una, e si possono approfondire le voci con il tasto “+” aggiungendo un’area di selezione e, per ciascuna di esse, è possibile visualizzare una serie di informazioni utili ad analizzare il dato nel suo contesto.
Rendere conto ai cittadini circa l’utilizzo dei finanziamenti pubblici è uno dei principali doveri degli organismi politico-burocratici. In Italia sin dall’inizio degli anni 90, anche a seguito dell’esplosione del debito pubblico e degli scandali della Prima Repubblica, l’obbligo della “trasparenza amministrativa” ha trovato affermazione e rafforzamento in una miriade di interventi legislativi. Tra gli ultimi il decreto legislativo 33/2013 emanato con lo scopo di “attribuire ai cittadini la possibilità di attuare un controllo democratico sull’attività dell’amministrazione e della sua conformità ai precetti costituzionali di eguaglianza, di imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche”. La dottrina dei dati aperti che sta via via “contagiando” tutte le amministrazioni pubbliche (anche se ovviamente siamo in gravissimo ritardo anche su questo aspetto rispetto alla media europea, più per mancanza di cultura del “dato”), sta dando la possibilità ai cittadini di accedere non più alle sole informazioni precostituite ma all’origine di quelle informazioni stesse: i dati.
Perché è importante che i dati siano OPEN? Perché solo se il cittadino riconosce i dati, “grezzi”, e non solo le informazioni che poi sarebbe lui stesso in grado di ricostruirsi per differenti scopi; solo se il cittadino sa, se è informato e se conosce è in grado di “partecipare” consapevolmente offrendo chiavi di lettura differenti e proponendo un valido apporto come, già accade nelle amministrazioni in cui per esempio è una legge che stabilisce che alcune porzioni di bilancio dell’ente vengano determinate in maniera “partecipata” con l’aiuto di cittadini informati e consapevolmente coinvolti.
Oggi per una larga fetta di enti pubblici italiani la rendicontazione sociale rappresenta una mera formalità di fine mandato ed espressioni quali open government e open data sono ancora sconosciuti. Se dunque la popolazione resta impossibilitata, per limiti strumentali e culturali, ad esercitare un minimo controllo democratico sulla gestione della cosa pubblica, si comprende facilmente l’acutizzazione patologica della corruzione e la profonda delegittimazione delle istituzioni. A tale scopo, è necessario far aumentare l’attenzione e la cultura sui dati aperti e per questo la prima e più̀ importante attività̀ è la formazione dei cittadini, degli amministratori, degli studenti, DI TUTTI con la diffusione dal basso delle metodologie e delle potenzialità̀ legate al processo di pubblicazione dei dati.
Le amministrazioni pubbliche che hanno già scelto di aprire i propri dati (non parliamo di dati sensibili dei cittadini sia ben chiaro), restituendone l’utilizzo ai cittadini con i soldi dei quali sono stati generati, creano coinvolgimento attivo, accorciano le distanze con i cittadini poco fiduciosi nell’azione pubblica, investono sulla crescita consapevole della propria cittadinanza, gettano le basi per decisioni migliori e più condivise.
E in attesa che tutte le banche dati siano rese accessibili ai cittadini diamo una sbirciata “consapevole” ai dati del nostro Comune ;-))
Non accontentiamoci più delle informazioni, CHIEDIAMO i dati per vivere da cittadini attivi e consapevoli e non sudditi.