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Quel grande insegnamento che ci viene trasmesso dall’impresa oceanica di Gaetano Mura.

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Il sogno di tanti ragazzi oggi, e forse anche dei non più tanto giovani, è diventare popolari sui social: travalicare i confini della scuola, del quartiere, della propria città ed essere ri-conosciuti, ammirati e seguiti “nel web”, accumulare consensi “virtuali” con lo scatto del proprio profilo, consensi che non sempre, si sa, sono reali. Quello che alla stragrande maggioranza di loro non è chiaro è come e a che prezzo raggiungere quella popolarità e qualcuno, triste considerazione dei tempi che viviamo, è persino disposto a raccontare qualche bugia pur di diventare popolare in rete e conquistare un pezzetto di celebrità.    

Gaetano Mura, in pochissime settimane, è riuscito a conquistare un vastissimo pubblico di tutte le età, attraverso un racconto pulito e incredibilmente vero, veicolando uno messaggio che va ben oltre lo sport della vela e la sua impresa oceanica; il suo messaggio è stato semplice e chiaro, Gaetano ci ha fatto capire che si può essere campioni, campioni nella vita, essendo semplicemente se stessi e raccontando la verità.

Oltre la risonanza mediatica sui canali tradizionali di stampa e TV, il racconto dell’impresa di Gaetano (con la magistrale regia di Gian Basilio Nieddu suo addetto stampa), ha conquistato oltre 15.000 followers sul canale Facebook che, badate bene, non esisteva, è stato creato appositamente per il tentativo di record a bordo di Italia; superati i 2000 followers sul canale Twitter, 2000 su Instagram, bloggers di tutto il mondo che hanno rilanciato di continuo la sua avventura senza contare le migliaia di contatti quotidiani sul sito web ufficiale dell’impresa al quale tutti noi, giorno per giorno, accedevamo per controllare a che punto della rotta fosse e quali insidie stesse affrontando il nostro “ambasciatore sugli oceani” a bordo di Italia.

E poi il “pezzo forte”, i diari di bordo corredati da splendidi video: un mix fortissimo di emozioni pure rese tali da descrizioni minuziose curate da Gaetano stesso tanto degli aspetti tecnici della navigazione (abbiamo imparato termini come strambare, orzare, bolina, avendo un’idea dei nodi del vento …), quanto di quelli emotivi: dai pericoli e le difficoltà alla grande bellezza di tutto quello che accadeva a bordo, Gaetano non ci ha risparmiato nulla, arricchendo il suo racconto col contributo delle note di Paolo Fresu, le parole di De Andrè, con i riferimenti continui alla Sardegna, al nostro cibo ai nostri paesaggi e parlando anche di Cala Gonone lì, nel bel mezzo degli oceani con vista privilegiata, condivisa con tutti noi, su panorami assolutamente inconsueti.   

Gaetano è riuscito a farsi seguire anche dai più scettici, perché, diciamocelo, parliamo di uno sport come la vela, non dello “sport nazionale” e nonostante questa non sia stata la sua prima impresa in tantissimi all’inizio non avevano proprio ben capito che cosa stesse andando a fare in mezzo all’oceano. Eppure, grazie a quel racconto vero, quel seguito è cresciuto di ora in ora come un tam tam silenzioso che dai media tradizionali è passato a quelli sociali creando un vero e proprio fenomeno mediatico.

La forza del racconto è stata dirompente a tal punto che Gaetano, sbarcato in Australia, era un po’ come uno dei concorrenti della prima edizione del Grande Fratello appena usciti dalla casa (perdonate la similitudine decisamente poco consona rispetto alla grandezza dell’impresa portata a termine ma serve per rendere l’idea del suo stupore): non aveva idea, nonostante avesse internet a bordo, che il racconto della sua impresa fosse arrivato così lontano e avesse coinvolto così tanto pubblico riuscendo a far parlare di uno sport di nicchia come la vela i giovanissimi così come le anziane signore che oggi lo fermano per strada a Cagliari come in aeroporto in Australia, e che in quei 65 giorni di navigazione erano in ansia tanto per l’imponenza delle onde sull’Oceano indiano quanto per il suo dimagrimento.  

Rincorrere la popolarità sui social, e raggiungerla, vuol dire alzarsi su un piedistallo e “farsi vedere”, utilizzando strumenti oggi a portata di tutti: non è necessario finire su un quotidiano per essere “famosi”, come accadeva “nell’era analogica”. Con i social parrebbe tutto a portata di click ma, nel bene e nel male, raggiunta la popolarità il gioco comincia: sei esposto, hai gli occhi puntati addosso, e se quella che condividi non è la verità, la rete ne terrà conto poiché in rete non si viene mai del tutto dimenticati.

La popolarità è quella cosa per cui pensi di essere tu il protagonista, la divinità con il suo pubblico adorante, e invece no, è il pubblico, sono i followers, chi ri-twitta quello che racconti, i lettori, la vera divinità che stabilisce un patto con te: ogni giorno con grande empatia gli dai quello che loro si aspettano, e loro ti danno il loro supporto, mantengono la loro presenza costante, e tutto questo può accadere e ti “incoronano”, soltanto se sei stato leale, se sei stato vero, se sei riuscito ad essere semplicemente te stesso … come ha fatto Gaetano.

Questo è il grande messaggio, diciamolo ai ragazzi a casa, a scuola che per essere campioni nella vita occorre essere se stessi, non smettere mai di credere nelle proprie capacità e dire sempre la verità, ad ogni costo, a se stessi e agli altri. Se riuscissimo a trasmettere ancora questi valori ai giovani magari circolerebbero meno false verità e il mondo che li aspetta sarebbe certamente migliore.

Sono state giornate furibonde, senza atti d’amore, senza calma di vento, solo passaggi e passaggi, passaggi di tempo ... Che bell’inganno sei anima mia e che grande questo tempo che solitudine che bella compagnia. Questi versi del grande De Andrè mi aiutano a descrivere quella che è stata la prova più impegnativa di questo viaggio: accettare ciò che la vita prende e dà. Sono passato per tutti i sentimenti tra quelle fragilità umane che hanno una teoria impeccabile e una pratica che vacilla. Un tempo lungo, isolato e in solitudine, in direzione opposta alla destinazione tanto voluta”. [Gaetano Mura a bordo di Italia, diario di bordo “dalla terra dei canguri” 2 gennaio 2017]

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