Quel venerdì pomeriggio ero a lavoro. Telefona mia moglie e mi dice: ”Il tuo grande amico non c'è più”. Chi? E lei: “Padre Salvatore”. Si rimane sgomenti, increduli, muti. Una notizia inaspettata, una tragedia come un macigno sulla testa. Con don Salvatore Fancello ci eravamo visti il giorno prima, giovedì mattina. Come sempre abbiamo scambiato qualche parola. Prima di andar via mi aveva donato dei grappoli d'uva da portare a casa. Perché Salvatore era così. Spontaneo, immediato, cordiale, sempre col sorriso sulle labbra, accogliente, sempre pronto ad offrirti il caffè. La casa parrocchiale era la casa di tutti. Un punto di riferimento per tutta Cala Gonone. Sempre a darsi da fare, dinamico. Tutto però per il Regno di Dio. Sacerdote esemplare perché uomo esemplare.
Sarà difficile sostituirlo. Instancabile e preciso nelle sue iniziative. Grande era la sua attenzione per le persone che incontrava, così come la sua apertura mentale e culturale. Non un prete di sacrestia. Non ad accumulare soldi e potere, ma a donarsi tutto per la comunità. Cala Gonone era tutto per lui e lui era tutto per noi Gononesi. Una comunanza di ideali reciproci. Aveva fatto di un piccolo paese una comunità unita, viva, attiva. T
ra gli strumenti il giornale mensile della parrocchia. Puntuale nel far sentire la vicinanza della parrocchia nei momenti di gioia e di dolore. Su don Salvatore potevi contare per qualsiasi necessità. Non faceva distinzioni né gruppuscoli. Nella sua chiesa non si giudicava, il suo cuore e la sua intelligenza accoglievano tutti, credenti e non credenti, praticanti e non praticanti. Per primo contava l'uomo, con la sua dignità e libertà.
La sfida educativa dei giovani caratterizzava il suo progetto pastorale. Su di essa aveva fatto e pubblicato la tesi di laurea alla Facoltà Teologica della Sardegna. In estate era ancora in corso l'oratorio serale in cui i ragazzi di Cala Gonone si incontravano con i ragazzi venuti in vacanza. Per gli adulti ogni mercoledì c'era la Lectio Divina, ne guidava tre, al mattino, pomeriggio e sera, per dare a tutti la possibilità di partecipare. Non si risparmiava in nulla. Com'erano incisive le sue omelie, con la sua voce chiara e squillante. E com'era semplice e profonda la predica alla messa per i ragazzi la domenica mattina. Era un suo carisma particolare parlare ai ragazzi. Nessuno si distraeva. Sempre preparato, non ad improvvisare.
Se n'è andato come un eroe sul campo di battaglia, mentre stava portando in gita i ragazzi di Cala Gonone. Come se fossero i suoi figli. Due settimane prima li aveva accompagnati al parco avventura di Alghero e il venerdì al parco acquatico di Sorso. Lo seguivano tutti, giovani e meno giovani, perché don Salvatore ispirava fiducia, simpatia e sicurezza. Superava ogni difficoltà. Con determinazione era impegnato per la costruzione della nuova chiesa a Cala Gonone e ora il progetto è in dirittura d'arrivo.
Quando va via un amico se ne va anche una parte di te. Tanti momenti passati insieme. Come San Paolo don Salvatore può giustamente dire: “Ho combattuto la buona battaglia, sono arrivato alla fine della corsa e ho conservato la fede. Ora mi aspetta il premio della vittoria: il Signore, che è giudice giusto, mi consegnerà la corona di uomo giusto. Nell'ultimo giorno egli la consegnerà non solo a me, ma a tutti quelli che aspettano con amore il momento del suo ritorno”. 2 Tm 4, 7-8. Don Salvatore che amava tanto i sentieri di Cala Gonone ora sarà a passeggiare nei giardini sempre verdi del Paradiso. E da lì continuerà a guidarci e a proteggerci.
Grazie, don Salvatore.