Gaetano Mura ha superato i 50 giorni di navigazione in solitario, senza scalo, senza assistenza a bordo di Italia, la barca con i colori Enit, con cui sta tentando il giro del mondo. Una navigazione sempre più impegnativa da quando ha superato il Capo di Buona Speranza ed è entrato in pieno Oceano Indiano. Mare insidioso, desolato, dove non passa neanche l'ombra di una barca, con il vento tocca i 50 nodi e le onde sono gigantesche.
Italia si è piegata, ma non spezzata. Gaetano è riuscito a reggere bene il primo urto. "In quel momento ho sentito la barca sbandare e accelerare in maniera un po' anomala, sono corso in pozzetto e a qualche centinaio di metri da me il mare era bianco in fumo, delle trombe d'aria a mulinelli vorticavano verso di noi a velocità impressionante. Il vento ci ha preso con violenza, Italia si è letteralmente avvitata su se stessa sdraiandosi in acqua fino a sfiorarla con la testa dell'albero e cosi è rimasta. Il pozzetto (zona centrale della barca sotto la tuga di protezione esterna) è andato sott'acqua per metà e anch'io con le mani sulle scotte e le gambe sott'acqua ho pensato che lascare scotta fiocco per tentare di avvolgerlo sarebbe stato tropo rischioso, ma Italia poverina, così alle corde, non voleva saperne di risollevarsi in un match che aveva già odore di ko".
Questo il round del 6 dicembre. Finito bene. Il 10 dicembre emergenza a bordo. Ma lasciamo le parole a Gaetano: "Ieri notte verso le 11.00 stavamo navigando con 30/35 nodi di vento, sui 13/15 nodi di velocità; mi sono messo a riposare, poi ho sentito una botta forte sullo scafo e, subito a poppa, un rumore anomalo. Sono volato fuori, c'era un po' di luna, ma non ho visto niente. Il timone di sinistra che era in acqua si è sollevato per l'urto con qualcosa di galleggiante, ma ha colpito anche il timone di dritta". La cronaca di un incontro ravvicinato con un OFNI (oggetto flottante non identificato), urto in piena notte, in mezzo all'Oceano, che ha costretto Gaetano a deviare la rotta. Il costante collegamento con il team 1OFF a terra e la lunga esperienza di Gaetano hanno permesso al velista di risolvere il problema riparando i timoni colpiti.
Ma non è finita qui. Come leggiamo dal diario di bordo del 15 dicembre "Il vento è calato, lasciando però una grossa onda che in certi momenti sembra persino più grande. Ci sono solo 30 /35 nodi di vento, sembra ironico dire solo, ma questi sono i parametri da queste parti. La depressione di questi due giorni è stata, con certezza, la più grossa che abbiamo preso dalla fine dell'Atlantico sin qua. L' Indiano ha picchiato duro, da ovest ad est, malmenando anche la flotta Vendée Globe distribuita su tutta la longitudine, costringendo addirittura qualcuno a mettersi alla k, cosa molto rara nella Vendée, e qualcun altro come Jean-Pierre Dick a risalire fino allo Stretto di Bass per evitare la parte più "calda " della depressione". L'atleta gononese ha superato la bufera. Vele strappate ma armato di ago e filo ha cucito gli strappi.
Il viaggio è ancora lungo, tante miglie da percorrere, ancora tanti diari da bordo da scrivere. Per leggerli basta un click qui https://www.facebook.com/gaetanomuravelista/?fref=ts