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Resilienza: quando la diffidenza si trasforma in curiosità

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Che cosa significa integrazione? Oggigiorno si legge spesso questa parola sui giornali, la si sente di continuo sui tg, e pare un obiettivo lontano e complicato da raggiungere. Ma cosa succede quando persone con storie e culture diverse si guardano con curiosità e ci si rivolge all’altro con rispetto? Succede qualcosa di molto più naturale di quanto ci si possa immaginare: si apre un processo di confronto, di contaminazione e di crescita, e a Dorgali questo processo è partito.

Dorgali,  un piccolo comune della Barbagia in Sardegna, 8529 abitanti, una bellezza mozzafiato. Il paesino è circondato dalle montagne che si innalzano quali confini e barriere di una realtà antica. Quella di molti paesini nel sud d'Italia, in cui ogni volto e la sua storia sono conosciuti. In cui la gente si guarda dritta negli occhi e studia tutto ciò che è differente con diffidenza.
A Dorgali, da qualche mese sono arrivati degli ospiti. Una cinquantina di ragazzi più scuri, cui la prefettura ha dato alloggio a qualche chilometro fuori dal paese. Una vecchia struttura, un albergo, ormai chiuso da anni, Su Babbu Mannu, in italiano “lo spirito santo”. Si trova lungo la strada statale 125, tra Dorgali, Orosei e Galtellì, troppo lontano dai paesi vicini e troppo lontano dalla spiaggia, in the bushes, tra i cespugli, come dicono gli ospiti che lo abitano.

Qui, le associazioni Propositivo e Le arti libere, un’amministrazione attenta e disponibile al dialogo e il cuore di una comunità più aperta di quanto a volte si è consapevoli, hanno dato prova di ospitalità, quella che i sardi ancora oggi difendono come un valore e che si contrappone ad un'atavica diffidenza. In un braccio di ferro fra occhi contrastanti, lo scorso autunno gli ospiti escono dall'albergo e partecipano a “Cortes Apertas”, letteralmente cortili aperti, una manifestazione che apre i paesini della Barbaglia al pubblico, in una collana di eventi stagionali che prende il nome di Autunno in Barbagia. Una manifestazione che narra le tradizioni e la cultura di questi luoghi, e le annaffia di folklore e cannonau. Gli ospiti fanno il loro ingresso raccontando tra danze e musiche le loro tradizioni, unendosi all’evento.

Le reazioni del paese sono contrastanti, la loro diversità spaventa, però c’è chi si incuriosisce. Nascono nuovi spunti di collaborazione e l’Associazione Le Arti Libere, accoglie la sfida di intraprendere un laboratorio teatrale che coinvolge gli ospiti e i locali per 4 mesi, in reciproca scoperta. Le loro storie si connettono e, grazie all’espediente teatrale, si osservano con il giusto distacco che permette a paura e dolore di essere esorcizzati. Sono storie diverse da quelle che compaiono sui telegiornali, sono storie di persone reali.

L’esito del laboratorio teatrale, regia a cura di Patrizia Viglino, sarà messo in scena Il 29 di Gennaio alle 19.00, nel centro culturale di Dorgali e prende il titolo di Resilienza.

Resilienza, dal latino resalio, è il gesto di risalire sull’imbarcazione rovesciata dalle forze del mare. Non è resistenza, ma la capacità di far fronte alle avversità e uscirne arricchiti, rinnovati, più forti. Resilienza è l’andare avanti, facendo di una crisi un’opportunità. Ecco perché più che una semplice parola, resilienza è una soluzione operativa, un progetto di trasformazione costruttiva. La creazione stessa del laboratorio riflette un percorso virtuoso, di sinergia fra le associazioni locali le Arti Libere, ProPositivo, il musicista Gianni Sagheddu e lo scenografo Marco Useli, che hanno accompagnato il percorso laboratoriale dei ragazzi, dimostrando come buona volontà e partecipazione della cittadinanza possano fare la differenza nella creazione di percorsi di integrazione, trasformandoli in occasioni di cooperazione e apprendimento reciproco. Come recita il proverbio africano: ”Se vuoi andare veloce cammina da solo, se vuoi andare lontano cammina in compagnia”, qui a Dorgali ne hanno fatto tesoro.

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