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D’amore… non voglio morire!

Sabato 7 marzo, le Arti Libere al Centro Culturale di Dorgali con un doppio spettacolo

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L'Associazione "Le Arti Libere" ritorna sul palco del Centro Culturale di Dorgali con "D'Amore... non voglio morire!". Sabato 7 marzo sono previsti due orari: uno spettacolo la mattina alle 10:30 e uno la sera alle 21:00 (evento in agenda).

Il progetto dell’Associazione “Le Arti Libere” di Dorgali prende vita oltre un anno fa e si sviluppa, sotto la sapiente guida di Patrizia Viglino, attraverso il continuo contributo e l’impegno di un gruppo eterogeneo nell’età e nel percorso artistico dei suoi membri, a cominciare dalle giovanissime Martina Ardizzoni ed Adriana Deplano per proseguire, in ordine rigorosamente alfabetico con Donatella Buttu, Ivana D’Anna, Peppino Loi, Eufemia Mastio, Graziella Monni, Lucio Mundula, Graziella Nonne, Salvatore Nurra, Anna Sale, Graziella Sale e Francesco Ticca.

Il tema intorno al quale per poco più di un’ora lo spettacolo si sviluppa è quello del femminicidio che, al di là delle forti attenzioni mediatiche attuali, tutti sappiamo avere radici ben più antiche, e lo stesso titolo “D’amore… non voglio morire” ce lo propone in tutta la sua tragicità.

Il parallelismo portato in scena tra l’opera teatrale per eccellenza sull’argomento, l’Otello, e le vicende attuali che troppo spesso ci vengono riproposte dalla cronaca, evidenzia la fissità nei secoli di atteggiamenti e forme di pensiero che, al di là della presunta modernità, sembra non vogliano abbandonare la nostra società che troppo spesso concepisce la donna come un essere minore per forza e capacità e dunque in balìa della benevolenza o della malevolenza maschile.

Il sospetto, il dubbio, insinuati con calcolata perfidia da Iago sulla moralità di Desdemona che nel dramma shakespeariano porteranno Otello in nome del proprio onore alla follia omicida, sono tuttora ben presenti nel pensiero comune, nel linguaggio televisivo e dei giornali.  

Il femminicidio troppo spesso appare come un incidente ineluttabile, e ad esserne condannate sono proprio quelle donne che hanno osato abbandonare il ruolo antico di custodi del focolare.

“D’Amore.. non voglio morire”, invita prima di tutto ad un ripensamento dei presupposti culturali e sociali che si celano dietro la violenza femminicida, a volgere un sguardo più consapevole sulla forza e il potere di cambiamento di cui le donne sono ogni giorno artefici.

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