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Comuni non svantaggiati. Coldiretti Cagliari: “percorso difficile da portare avanti uniti e con intelligenza”

Affollata assemblea ieri a Sanluri con tanti produttori, sindaci, consiglieri regionali ed europarlamentari

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“E’ una battaglia difficile che va portata avanti uniti con strategia e intelligenza”. E’ la sintesi conclusiva e condivisa del direttore regionale della Coldiretti Luca Saba nell’affollato e frizzante  incontro che si è tenuto ieri pomeriggio a Sanluri sul tema “scivoloso” della classificazione dei Comuni svantaggiati a cui hanno preso parte tantissimi agricoltori e allevatori, sindaci, il vicepresidente dell’Anci Emilio Contini, l’assessore regionale agli Enti locali Cristiano Erriu, l’eurodeputato Renato Soru e il consigliere regionale Sandro Collu.

A fare un excursus storico e spiegare nel dettaglio parametri e distinzioni tra Comuni montani (criteri oggettivi, individuati in base all’altimetria, sopra i 700 metri), svantaggiati e non svantaggiati (dipendono da parametri socio-economici) ci ha pensato il tecnico della Coldiretti Alfonso Orefice. Che ha anche spiegato le differenze: “questa classificazione non incide nel premio unico ma nel Psr. Ci sono alcune misure in cui gli agricoltori dei Comuni svantaggiati possono usufruire del 60 per cento del premio, mentre quelli  dei Comuni non svantaggiati si fermano al 40 per cento, con una differenza del 20 per cento. Oltre alle storiche ricompensazioni tipo l’indennità compensativa che spetta solo ai primi”.

“Le aziende agricole dei Comuni non svantaggiati – ha poi ricordato il direttore di Coldiretti Cagliari Vito Tizzano che ha moderato il dibattito -  devono pagare anche 400 euro in più di Inps. L’assurdità di questa distinzione emerge tra aziende limitrofe, dove pur avendo la stessa tipologia di terreno ma ricadente in Comuni diversi (uno svantaggiato e l’altro no) si ritrovano a competere con condizioni diverse”.

Il direttore ha poi proposto di estendere a tutto il territorio regionale i diritti delle zone svantaggiate in quanto è provato da autorevoli studi accademici che le isole partono con uno svantaggio competitivo del 30 per cento. Invece ci ritroviamo addirittura con le nostre tre piccole isole, isole nell’isola (Sant’Antioco, Carloforte e La Maddalena)classificati come Comuni non svantaggiati”.

“La riclassificazione dei Comuni svantaggiati è fissata per il 2018 – è stato il ragionamento del presidente di Coldiretti Cagliari Efisio Perra -, dobbiamo chiedere di anticiparlo al 2016, in modo tale che tutti possano usufruire dei benefici del Psr. Ma dobbiamo portare avanti una battaglia unitaria e con proposte fondate e concrete, altrimenti il rischio è che i altri territori vengano classificati come non svantaggiati”.

“La nuova classificazione si farà su due fasi – ha precisato Alfonso Orefice -. Nella prima le nuove simulazioni sono favorevoli alla Sardegna. Nella seconda però occorre molta attenzione perché verifica come l’opera dell’uomo ha attenuato gli svantaggi. Per esempio dai terreni pietrosi si produce un ottimo vino, mentre le terre impermeabili all’acqua sono ottime come risaie”.

L’assessore Cristiano Erriu, che si è detto pronto a sostenere “la giusta battaglia della Coldiretti”, ha sollecitato i vertici dell’organizzazione a collaborare per trovare nuove soluzioni anche dalla legge in discussione in Consiglio regionale sulle Autonomie locali: “con la nuova legge si guarda alla vera forza produttiva del territorio. Serve creatività, andare oltre i classici indici e guardare per esempio ai fenomeni sociali. Occorre sperimentare nuove forme di perequazione e riequilibrio del territorio. Inoltre la riforma serve anche per riorganizzare gli enti agricoli, renderli più capillari e presenti nei nuovi ambiti territoriali”.

L’europarlamentare Renato Soru si è soffermato su “una Sardegna solidale tra i territori, che sappia investire i soldi dei Gal in quei territori davvero svantaggiati, come lo sono i Comuni dell’interno”.

“E’ stato un vero dibattito, a più voci dove sono emerse diverse posizioni – ha concluso il direttore Luca Saba -. Più che sulle differenze dobbiamo ragionare e riflettere sulle proposte emerse dai tanti interventi e portare a casa una prima discussione che ci dovrà vedere tutti impegnati in modo sinergico nel portare avanti una battaglia difficile, dagli esiti tutt’altro che scontati, ma che dobbiamo portare avanti con intelligenza e con strategia più che con la forza”.

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