Partecipa a DorgaliGonone.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Gaetano Mura e il senso di un'impresa

Condividi su:

Dall’interno di “Italia”, il 12 metri a vela e alta tecnologia che per un tempo imprecisato lo porterà a percorrere il giro del mondo in solitario e senza scalo, Gaetano Mura ci svela i dettagli della sua imminente impresa velica. 

Il suo racconto si rivela ben presto molto più di un resoconto tecnico, svelandoci inquietudini e motivazioni che stanno dietro la realizzazione di un sogno. 

La sua voce rivela una calma interiore che è misura del suo essere zen, col torso nudo in pieno ottobre e il fisico da guerriero ittita,  forgiato da una disciplina atletica e alimentare  affrontata con rigore olimpionico e scientificità astronautica.  Professori universitari e team di scienziati, ingegneri e nutrizionisti stanno dietro un’impresa di cui Gaetano è ideatore, regista e protagonista. Ma dentro quest’avventura c’è anche tanta Sardegna, e quell’essere ancora un “selvaggio”, come Gaetano si definisce con orgoglio, che si porta dietro la sua infanzia a Cala Gonone,  quel rapportarsi con il territorio aspro del Supramonte che per tanto tempo è stato la sua palestra mentale oltre che fisica. Ascoltare Gaetano parlare è un toccasana per l’anima: la sicurezza che traspare dalle sue parole è quella di un rapace capace di sorvolare problemi tecnici e logistici, ma con lo sguardo attento a coordinare quel che accade sotto. 

Nulla è lasciato al caso all’interno di quel guscio hi teck che è un piccolo laboratorio galleggiante, dove arte, artigianato e ingegneria convivono in uno sforzo comune. Gli interni della barca, arredati solo con l’indispensabile, lasciano intuire la vita di rinunce e di estrema operosità che vi si svolgerà fra qualche giorno e per diversi mesi. 

Unica concessione all’estetica i disegni ironici e grotteschi tracciati direttamente sulle pareti del tambucio ed opera di artisti sardi, tra cui Alessandro Tamponi, le cui caratteristiche facce,  da “sardi con i piedi per terra”, paiono osservare Gaetano e rivolgergli un sommesso “settiu t’esseres”, modo di dire cinicamente isolano e traducibile con “ti fossi seduto a casa…meglio” e che il velista di Cala Gonone si sarà sentito rivolgere in più di un’occasione dai suoi compaesani, spesso increduli e stupiti di fronte al coraggio  delle sue imprese. All’interno del quadrato il piccolo cockpit di comando in cui troneggia il contributo più importante a questo viaggio da parte dell’artigianato dorgalese: una poltroncina super ergonomica modellata e rivestita da un bravo pellettiere, da cui Gaetano controllerà, attraverso un display touch screen, ciò che accade all’esterno della barca, la rotta e le carte, ma anche le comunicazioni con il mondo esterno, con il popolo del web che lo accompagnerà in questa impresa seguendolo attraverso la condivisione in tempo reale di immagini e video, confessioni e racconti d’emozioni. 

Un campione punta dritto al suo obbiettivo, e non si deve lasciar condizionare dai riflettori puntati su di lui, da critiche e paure. Gaetano ne è consapevole e ci racconta di come viaggi in equilibrio su una corda sottile, consapevole e un po’ intimorito dalla grandezza del meccanismo che è stato messo in moto e che ha ormai coinvolto i più alti rappresentanti delle istituzioni, come il ministro Dario Franceschini, presente al nastro di partenza. 

Un giro del mondo in barca a vela senza scalo è qualcosa di epico e poetico, che ha lasciato in quanti l’hanno compiuto un solco profondo, influenzandone scelte esistenziali. Gaetano è consapevole della contraddizione insita nel sistema dello show business, della ricerca di sponsor, di aiuti istituzionali, dei compromessi, e di come tutto questo confligga con quello che dovrebbe essere in primis un viaggio dentro se stessi, di cui obbiettivi mondani e superficiali non possono rappresentarne la propulsione. 

Diceva Bernard Moitessier, padre putativo di tutti i solitari della vela e primo navigatore ad aver completato il giro del mondo senza scalo, che fra quanti hanno provato questo viaggio può accadere che il più preparato tecnicamente comunque non ce la faccia, mentre quello più sprovveduto e “scalzacani”  ci sia riuscito, perché troppe sono le variabili in gioco. Bisogna quindi affidarsi a quella che Bernard chiamava l’Alleanza, un patto invisibile fra uomo e natura, o per chi lo chiama così fra uomo e Dio. Un patto che non cede a compromessi perché la schietta purezza del capo Horn è lì a fissarti e a leggerti dentro l’anima, ricordandoti quanto tu sia piccolo di fronte all’immensità del creato.  

“Oh Dio il tuo mare è così grande e la mia barca così piccola”, diceva così un ignoto poeta inglese dell’ottocento, e Gaetano pare aver fatto proprio questo insegnamento, mentre con estrema umiltà ammette che là fuori sarà un’incognita, che troppe sono le variabile connesse ad un impresa ai limiti dell’umano, in mari talmente lontani da rendere comunque pericolosa qualunque navigazione e pressoché impossibili i soccorsi in tempi brevi. 

Anche Gaetano, ne siamo convinti, si affiderà a quell’alleanza, a quel patto che non ha mai disatteso stabilito con la natura durante la sua infanzia gononese. Una culla formativa che non lo ha mai messo in contatto con un ambiente di velisti professionisti, in cui si è sempre sentito solo con la sua passione, che ha coltivato e formato pagando un duro prezzo, con sacrifici economici e affettivi. Ma anche un ambiente ci dice, che “è il migliore che potessi avere, che mi ha messo davanti a sfide il cui superamento è stato condizione fondamentale per fare adesso questo viaggio”. Dice ancora Gaetano “se non riesco a risolvere a terra problemi tecnici e logistici, avendo a disposizione mezzi ed aiuti, come posso pensare di riuscirci in mezzo all’Oceano?”. Un ambiente apparentemente sfavorevole è stato quindi condizione necessaria per la sua formazione, come uomo prima che come marinaio, e in queste parole possiamo cogliere un grande insegnamento ed il senso e la grandezza di un percorso che in una certa misura potrebbe essere quello di ciascuno di noi. Viviamo in un’epoca storica in cui qualunque attività umana pare debba rapportarsi alla crisi economica, e per quanto nobile e bella possa essere dovrà sempre misurarsi e cedere il passo a qualcosa di più “necessario”.  Dice Gaetano “viviamo in un periodo di crisi e alla domanda se quello che faccio abbia senso di fronte alle contingenze del periodo, rispondo che il mio tempo è questo, è oggi, non posso aspettare sempre un futuro migliore”. 

Una strada difficile quella scelta da Gaetano, di cui possiamo solo riuscire a intuire i trascorsi, le rinunce, le incertezze, i dubbi. Ma in quest’epoca di cinismo e realismo siamo contenti che il sogno di un uomo diventi quello di ciascuno di noi, che una pulsione esistenziale così forte da far superare qualunque difficoltà abbia preso la forma di una splendida barca di 12 metri, che per quanti sponsor e adesivi possa avere addosso non cambieranno la sostanza che contiene, la forza di volontà e la capacità di inseguire un sogno, nel solco di un’alleanza con la natura che anche nell’emisfero australe porterà con se i colori del mare di Cala Gonone e i profumi del Supramonte.

Condividi su:

Seguici su Facebook