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"Piazza Funtana"

Lettera al sindaco

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Egregio Sindaco,

Le chiedo di concedermi qualche attimo del Suo prezioso tempo per portare alla Sua cortese attenzione alcune riflessioni che ho ritenuto di dover fare in merito a una decisione assunta di recente dalla Amministrazione da Lei presieduta. La decisione che ha suscitato in me sorpresa, incredulità e - non lo nego - molta indignazione riguarda la concessione di parte della Piazza della fontana a un esercizio di ristorazione aperto sul lato opposto di Corso Umberto I°, al cui gestore è peraltro riconosciuto il pieno diritto di ottenere, come tanti altri, uno spazio che gli consenta di offrire un miglior servizio e di incrementare gli affari. Normale e indiscutibile sarebbe stata la concessione di uno spazio nell'area antistante il locale attualmente destinata a libero parcheggio. Una nuova piattaforma e nuovi tavolini lungo il corso al posto di due o tre auto parcheggiate non avrebbero mutato in modo sostanziale l'attuale situazione; uno spazio in meno per le auto e uno in più per la gente avrebbe potuto addirittura configurarsi come un piccolo, ma significativo segno di sensibilità per l'ambiente. Si è invece deciso che la concessione riguardasse proprio la piazza, un luogo storico di Dorgali, forse l'ultimo ancora profondamente legato alla storia, alla memoria e alla identità della nostra comunità. Il tutto – e questo è per me motivo di ulteriore rammarico – è accaduto nell'indifferenza generale. E' pur vero che per le giovani generazioni quella della fontana è solo una piazzetta, uno spazio come altri. A molti, forse a troppi, sfugge ormai il fatto che a quel luogo è legata gran parte della storia di Dorgali, che quello è il luogo simbolo della nostra identità di dorgalesi. Alla piazza di una fontana, come ogni spazio nel quale vi sia una fonte o una sorgente, è sempre stato riconosciuto, sin dal lontano tempo delle prime forme di aggregazione sociale, il significato di luogo sacro, destinato all'uso comunitario. Neppure i padroni più prepotenti, voraci e insensibili, quelli capaci di occupare e rendere qualsiasi spazio ritenuto utile un bene privato, osarono mai mettere in discussione questo principio. Lo dice la Storia. E anche la Piazza della nostra fontana ha sempre goduto di questo rispetto. Almeno fino a qualche giorno fa. Come tutti i luoghi nei quali c'è l'acqua, anche la nostra piazzetta è sempre stata spazio di tutti, luogo intorno al quale si sono edificati i muri delle prime abitazioni, nel quale si sono intessute le trame originarie del nostro tessuto sociale. La piazza della fontana era il luogo al quale si andava per attingere l'acqua necessaria per la vita, spazio di sosta e di ristoro per tutti, angolo di conversazione e di discussioni, luogo di incontro e di incontri. Il luogo della nostra storia comunitaria. Nella Dorgali del nostro tempo, ora che le donne non vanno più a riempire le brocche alla fonte, la piazza della fontana conservava ancora il fascino e la memoria del luogo nel quale i più anziani possono incontrarsi per spendere sereni il loro tempo, ma era anche lo spazio ideale per piccole manifestazioni culturali, per mostre ed esposizioni e per iniziative solidali. Era un luogo comunitario vissuto ed è forse l'ultimo scorcio suggestivo nel nostro martoriato centro storico capace di richiamare l'attenzione del visitatore, il solo angolo degno di essere fissato in un'immagine. Da qualche giorno questo ruolo è negato alla piazza. Da luogo pubblico di sosta e ristoro è stato trasformato in spazio privato per la ristorazione veloce. Vedere la piazzetta immiserita e imbruttita da tavoli e sedie di plastica collocati sotto una tenda non può non provocare reazioni di stupore, di sdegno e di tristezza in chi, come me, può ormai contare su ricordi assai lontani. La mancanza di reazioni su questo fatto è disarmante: forse ci stiamo tutti convertendo al trionfo del brutto e del volgare. Questo non può però impedire a qualcuno di chiedersi il perché di una decisione così irrispettosa della nostra storia e della nostra memoria. Il solito buontempone potrebbe affermare che questo è un meritato sberleffo, la vendetta di chi oggi governa nei confronti dell'odiato Re sabaudo al quale è intestata la via sulla quale si affaccia la piazzetta. E' ovvio che non è così. Questo nuovo ruolo dato alla storica piazza cercando di cancellarne la memoria – e con essa la nostra cultura - è certamente frutto di una decisione assunta troppo frettolosamente, ma è pur sempre una decisione che può essere modificata senza arrecare danno a nessuno. Cambiare idea, fare un passo indietro non sempre è segno di debolezza, di cedevolezza. Più spesso è indice di maturità, di equilibrio, di sensibilità e di apertura al confronto. Credo sia nell'auspicio di molti che ciò accada, che a quella piazzetta che rappresenta una parte fondamentale della nostra tradizione, luogo così profondamente legato alla storia, alla memoria e alla identità di noi dorgalesi, vengano restituiti dignità e decoro. La ringrazio per l'attenzione.

Cordialmente

Sardus Useli

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