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Chiesa campestre di San Pantaleo

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Articolo di Salvatore Mele da "Novas di Corraleddu"

La chiesa di San Pantaleo Dottore è ubicata su una collina lungo la sponda destra del Cedrino. Essa è sempre appartenuta alla Comunità di Dorgali quella dei quartieri di Gorito, Sa Serra e Sa Porta e cioè la Dorgali vera e propria che in altri tempi costituiva “Il Castro” castellato di Dorgali. Nel XIV secolo sulla sponda destra (la sponda si determina dando le spalle alla sorgente) vi erano anche il borgo rurale di Gonare (Gonarium) e la Corte di Sa Madalena o Sa Chejedda (Torpeja, detta così perché fuori le mura) che si fusero urbanisticamente con Dorgali. Sempre a Dorgali nello stesso periodo si avvicinarono le popolazioni dei borghetti rurali di Mulattai (S’Armulantza), Sos Mucarzos (Ortomurcato), Iscopidana (Scopeta), Filine o S’Iffiline (Sifilionis), Corruata con Oroviddo, Nurachi e Siddai (Corruera o Corevoca o Sudday), Muru (Villademuru), erano centri di produzione agricola che furono denominati con grafie diverse a seconda dell’epoca e del dominatore di turno la qual cosa li ha resi difficilmente identificabili. La sponda sinistra del Cedrino, “s’atera ala de Frummene” nel XIV secolo era afferente ad altri villaggi tra cui principalmente Iloghe, o Ilohe nella documentazione, forse per via di come lo pronunciavano i suoi abitanti. Iloghe era un paese di media grandezza e oggi, se nel XIV secolo non fosse rimasto (assieme al paese di Corcodde, per gli olianesi, o Goreone, per i dorgalesi, e cioè l’antico Golcone presso il Ponte di Oloè in agro di Oliena) travolto dalle vicissitudini belliche legate all’occupazione dell’esercito aragonese (che in quest’area usò contro i sardi anche l’artiglieria medioevale), avrebbe avuto una dimensione simile a Urzulei. Qui lungo il corso del Cedrino, tra Galtellì e la piana di Corcodde, presso il Ponte di Oloè, dove vi era la Chiesa di Santu Milianu (San Mamiliano Vescovo di Palermo), nel XIV secolo, si svolse una delle due più cruente battaglie della campagna aragonese contro i sardi resistenti, l’altra battaglia, quella della definitiva sconfitta della Nazione Sarda, fu quella di Sanluri.

Pertanto le chiese appartenenti da sempre alla comunità dorgalese quelle situate sulla sponda destra rimasero quasi tutte in efficienza. Invece quelle numerose ubicate sulla sponda sinistra furono sottoposte ad una sorta di “damnatio memoriae” e finirono diroccate. Al di là del Cedrino si citano: San Pietro (Sa Cresia de sas Toculas), Santa Barbara, San Nicola e sa Cresia de sas Degumas (vicino a San Nicola) appartenute a Iloghe, San Basilio, San Giacomo (Traversa di Iloghe) e San Tommaso (Sa ’Ena de Tomes) appartenute al centro di Orrule (il Norulis della documentazione, scomparso nel 1352 dopo l’occupazione e il saccheggio delle truppe aragonesi di stanza a Terranova comandate da Asberto da Trilea), poi San Giorgio, Santa Cristina, San Giuseppe appartenute al centro di Isalle (scomparso nel 1604), Santa Eulalia (Santa Lullia) e San Pietro Egiziaco (Santu Prededdu) di Gulinneri appartenute al centro di Dilisorre i cui ruderi sono in giurisdizione dorgalese. Santa Diliga (Santa Telica) sul Monte di Isalle tra Dorgali e Oliena apparteneva al paese dell’Ortobene “Gultudofe” (traslitterazione pisana di Gortodovene oggi Ortobene), che aveva proprio sull’Ortobene anche le chiese di San Giacomo, Nostra Signora d’Itria, San Gavino, Santu Milianu, e la cui popolazione nel XIV secolo fondò a Nuoro il quartiere di Seuna.

Quindi si può dire che San Pantaleo è una delle chiese alla quale è più affezionata la popolazione dorgalese per via del lungo periodo storico di appartenenza a questa comunità. È situata in prossimità dell’antico guado del Rio Cedrino che in inverno prima della costruzione del ponte nella prima metà del 1800 si poteva attraversare solo con una zattera tirata da funi. Per questa ragione Dorgali in epoche storiche era uno dei paesi più isolati della Sardegna e questo determinava un fenomeno di conservazione linguistica e di autarchia nella produzione cerealicola e artigianale. Nella Relazione della chiesa di Dorgali del 1781 del Rettore Giovanni Maria Cadoni si riporta che la chiesa fu edificata a spese di Giovannangelo Pietro Paolo Monni, Maria ed Eusebia Monni, che questi lasciarono come dote alla chiesa un territorio chiuso di quattro ettari ed un territorio aperto di sette ettari e mezzo. Il Cadoni aggiunge che “gli eredi dei due patroni e i fondatori concludono con il fare la festa e curare la chiesa”. Dal Dizionario degli Stati Sardi scritto dal Casalis Angius si evince la data di costruzione della chiesa il 1668. Infatti la chiesa ha una chiara fattura di epoca spagnola. Comunque non si può affatto escludere che si tratti più semplicemente di un ampliamento di un precedente edificio di culto medioevale più piccolo dell’attuale. Sulla collina dove è stata realizzata la chiesa si trova un presistente sito nuragico con i resti di un nuraghe. Attorno alla chiesa vi sono i resti di un villaggio nuragico che può essersi protratto anche in epoca bizantina. Dopo la realizzazione dell’invaso artificiale di “Pred’è Lotoni”, denominato anche del Cedrino, la chiesa di San Pantaleo si raggiunge solo in barca perché la strada sterrata che si diramava dal vecchio ponte è sommersa come quest’ultimo. “Sa Pred’è Lotoni” che dà il nome al lago era una pietra collocata sull’altipiano basaltico presso l’attuale sbarramento che mossa da alcune persone faceva un rumore sordo inconfondibile che poteva essere senti-ta fino al paese. Fu precipitata sull’alveo del Cedrino tanto tem-po fa da alcuni buontemponi.

La festa di San Pantaleo si tiene ogni anno il 28 luglio ed è organizzata dall’omonimo comitato che si è occupato anche della manutenzione della chiesa. In altri tempi si teneva una delle feste campestri più importanti del paese con tanto di ricevimento e pranzo per centinaia di persone.

San Pantaleo visse a Nicomedia (oggi Izmit in Turchia) in Bitinia nel IV secolo e svolgeva la professione di medico. Si convertì al Cristianesimo da adulto anche se la madre era già cristiana. Fu un apprezzato professionista e la gelosia dei suoi successi da parte dei medici pagani gli inimicarono le autorità aizzate da questi. Fu arrestato a causa della sua fede e fu condannato infine alla decapitazione. Il suo culto giunse in Sardegna dall’Africa. La chiesa sarda più famosa dedicata a questo Santo si trova a Dolianova, che fu sede vescovile nel Medioevo. Dolianova fino ai primi del 1900 era costituita da due borghi: San Pantaleo e Dolia che poi si fusero.

A Dorgali ai piedi della collina di San Pantaleo era presente la risorgiva carsica di San Pantaleo oggi sommersa dal lago artificiale. Nella chiesa si trovano ex voto in cera probabilmente del 1800 che i fedeli hanno deposto per ringraziare il Santo della guarigione dalle fratture che in altri tempi non usandosi il gesso potevano lasciare la persona menomata per sempre.

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