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Da Narcao alla serie A! Il Sulcis in festa per Simone: “Nostro riscatto sociale”

Il portierone diventa il simbolo del riscatto sociale di un territorio, il Sulcis, e del suo popolo

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“Nel Cagliari ho fatto più di 30 panchine e mi onoro di essere stato il secondo di Marchetti che per me è un idolo e un punto di riferimento. Anche se al paese è ancora viva la leggenda di Albertosi, il portiere del Cagliari dello scudetto”: così parlo Simone Aresti in un’intervista concessa alla “Repubblica” poco meno di due anni fa.

La scelta di iniziare da queste parole non è casuale: da esse trasudano tutta l’umiltà e il profondo senso di appartenenza del ragazzo per la sua terra, tipico di ogni sardo che si rispetti. Una terra umile come lui, ma dalla quale è praticamente impossibile separarsi in maniera totale e definitiva: quando fa riferimento “al paese”, Simone si riferisce ovviamente a Narcao, piccolo centro di 3300 anime in provincia di Carbonia e Iglesias, la più povera d’Italia con un Pil pro capite di poco superiore ai 14.000 euro. Una terra dalle prospettive limitate, martoriata più di altre dalla crisi e troppo spesso dimenticata dalla politica e dalle istituzioni. Ed è proprio per questo che il portierone sulcitano inconsapevolmente è diventato l’emblema di un territorio, del suo popolo oltremodo falcidiato da una congiuntura economica disastrosa e della sua voglia di riscatto, simbolo della speranza e dell’auspicio che uscire da una situazione del genere possa essere possibile.

 

Simone è un ragazzo d’oro oltre che umile, su questo non c’è dubbio. D’altronde lo stesso tecnico Ninni Corda, suo attuale allenatore al Savona, lo descrive così: «Simone è un grande portiere e l’ha dimostrato in questi anni con un rendimento elevatissimo. Il ragazzo, inoltre, è splendido dal punto di vista umano. Merita una chance del genere e sono convinto possa fare una carriera importante».

Un altro sardo approda in serie A, dunque. Ma Aresti la serie A già l’ha assaggiata: nel lontano maggio 2007, nell’ultima partita del campionato tra Ascoli e Cagliari al Del Duca, mister Sonetti gli concesse il secondo tempo facendolo subentrare al titolare Chimenti, giusto il tempo per subire il primo gol nella massima serie ad opera di Paolucci.

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