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L’amore per il prossimo la portò a immolarsi come “piccola ostia”

Interessante dibattito sulla situazione storica e religiosa della Sardegna al tempo della Beata Maria Gabriella Sagheddu, tenuto da Mons. Tonino Cabizzosu

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Quest’anno per la Parrocchia Santa Caterina di Dorgali è un susseguirsi di appuntamenti. In occasione del centenario della nascita della Beata Maria Gabriella Sagheddu i sacerdoti, il Consiglio Pastorale e l’intera parrocchia, promuovono appuntamenti per tutta la comunità, per conoscere sempre di più e lasciarsi affascinare dalla figura della giovane monaca dorgalese.

Sabato 22 marzo il salone parrocchiale ha ancora una volta ospitato tantissimi fedeli, dorgalesi e non, i quali hanno voluto prendere parte al dibattito su “La situazione storica e religiosa della Sardegna al tempo della Beata Maria Gabriella Sagheddu”, presentato da Mons. Tonino Cabizzosu. Il professore della Facoltà Teologica di Cagliari ha toccato i punti caratterizzanti della prima metà del ’900 della storia sarda, soffermandosi soprattutto sugli eventi socio-economici e religiosi più significativi.

La Sardegna era una terra che aveva bisogno di rialzarsi, di imparare a camminare con le proprie gambe. Negli anni ’60 con l’industrializzazione, in particolare a Ottana, si cercò di dare una risposta alle problematiche sociali del territorio e ai gravi problemi legati alla criminalità, creando però anche uno spopolamento delle campagne. La Chiesa nuorese in questo periodo esercita una grande presenza profetica e formatrice, sia attraverso figure “forti” di sacerdoti, sia attraverso l’opera delle associazioni, in particolare dell’Azione Cattolica.

Il Seminario di Cuglieri ha avuto un ruolo fondamentale in questo rinnovamento iniziando a formare sacerdoti all’altezza dei tempi, i quali erano trasparenze limpide della bellezza di Cristo. Tra questi sono stati ricordati anche don Mura, don Basilio Meloni, don Antonio Bussu e don Giuseppe Cugusi i quali hanno servito con tanto zelo la comunità di Dorgali. Ed è proprio a partire da questa Chiesa che in Sardegna si ha una forte crescita spirituale anche nel mondo laicale per mezzo della pietà popolare, le scuole catechistiche e il ruolo formativo della San Vincenzo e dell’Azione Cattolica.

Una Chiesa che stava quindi tra gli ultimi e che si rappresentava al meglio con la contemplazione e l’azione, alla luce della “Regula Benedicti”. Nel corso del ’900 poi, Papa Leone XIII aveva presentato la figura della donna consacrata come quella di un’umile serva ed educatrice che, per le sue capacità, era indispensabile alla cura pastorale.

La vocazione della monaca dorgalese è stata figlia dei tempi. La Beata dell’Unità aveva vissuto direttamente tutti questi forti mutamenti che concretamente avevano suscitato in lei quel profondo desiderio di Amore per il prossimo, tanto da immolarsi come una “piccola ostia”.

Al termine dell’incontro Mons. Tonino ha voluto soprattutto sottolineare quanti esempi di santità ha la nostra terra, ricordando, oltre che numerosi sacerdoti, tante figure femminili, tra le quali Antonia Mesina, Eugenia Montisci, Giuseppina Nicoli, Anna Figus, Candida Pirisino e Michela Dui. Tutte figure a molti cristiani sardi sconosciute, ma che devono essere assolutamente poste come esempi da seguire. Sante che hanno messo al centro della propria vita Cristo e la Chiesa. Sante sarde delle quali dobbiamo andarne fieri ed orgogliosi.

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